“The Boss” torna in Italia, un piccolo omaggio in stile Voxart

Ha sostenuto che l‘Italia è uno dei posti più speciali nei quali ha suonato – Si è commosso di fronte alla sorpresa preparata dal pubblico italiano “Our love is real” – Ha condotto uno show dalla durata di 206 minuti – Ha suonato per intero “Born in the U.S.A.” in onore del suo primo tour italiano avvenuto nel 1985 – Ha saputo coinvolgere la folla e farla commuovere, mostrandosi prima di tutto umano oltre che star.

Sono i commenti principali inerenti al post-concerto di lui, The Boss” Mr.Bruce Springsteen, avvenuto ieri sera, lunedì 3 giungo, allo stadio San Siro di Milano.

Quello di cui si sta parlando non è stato infatti un semplice concerto di musica rock, ma un vero e proprio party durato più di tre ore, dove non sono mancati colpi di scena e grandi momenti strappalacrime.

Per vostra sfortuna però non vi parlerò di come è andata ieri sera e quali sono state le mie impressioni sul concerto di Bruce Springsteen (anche perchè purtroppo non sono riuscito ad andarci)….

Sono qui piuttosto per parlarvi di quest’artista, e a rendere un piccolo omaggio a quest‘icona della musica internazionale.

Arrivato ormai quasi a 68 anni infatti “The Boss” rimane un capostipite della musica rock; di quel rock cantautorale sano e popolare, dove le emozioni trasmesse dalle melodie e la forza delle parole ancora contavano qualcosa rispetto al potere del business.

Idolo indiscusso delle folle, artista straniero più amato dagli italiani, Bruce Springsteen ha raggiunto il grande successo nella seconda metà degli anni Settanta nel suo paese e a livello mondiale nel decennio successivo. Accompagnato per gran parte della sua carriera dalla E Street Band, è divenuto famoso per le sue coinvolgenti e lunghissime esibizioni live.

Fortemente legato alle sue radici americane Springsteen ha sempre abbracciato la parte del popolo, diventando portavoce di esso, merito anche dei suoi testi veri e toccanti, inerenti alle lotte di vita quotidiana in America, a quella dura e scomoda realtà che rendono questo paese tanto bello e magico quanto contemporaneamente duro e spietato per chi ci vive.

Lodevole la grande costanza che ha saputo mantenere in tutti questi anni di carriera, continuando a fare la sua musica e a impegnarsi in ambito politico e sociale.

Noto per il suo sostegno a numerose opere sociali e per gli sforzi per la ricostruzione nel New Jersey, con l’album The Rising è anche intervenuto sulla tragedia degli attentati al World Trade Center di New York dell’11 settembre.

Personalmente penso che Mr. Springsteen sia uno dei pochi artisti storici rimasti ad essere riuscito a mantenere una reputazione degna del nome che porta, cosa che nel mondo della musica non è da dare sempre per scontato, soprattutto dopo che si vedono andare in fumo carriere gloriose o nomi di un certo peso per questioni di vendite, piuttosto che di diritti e di business… per non parlare di droga e alcool.

Bruce Springsteen è diventato “The Boss” perché ha sempre mantenuto un profilo umano, “normale”, di quella rockstar per bene che ha a cuore ciò che succede nel proprio paese e al proprio popolo, alle persone comuni, ponendosi al loro stesso livello (per quanto sia brutto parlare di differenze sociali) e immedesimandosi nei loro problemi.

Stella non si nasce, ma si diventa, è lui si merita quello spazio di cielo che occupa.

Del resto, non capita tutti i giorni che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama sostenga con testuali parole “ho scelto di fare il presidente solo perché non potevo essere Bruce Springsteen”.

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