Intelligenza artificiale tra paure e nuove opportunità

Da secoli, è insita nell’uomo, una naturale diffidenza e al tempo stesso malcelata ammirazione per ciò che sembra dotato di vita propria, ma che di fatto non è essere vivente. Curiosità e divina paura, che ritroviamo nei diversi periodi storici, nei confronti dei primi automi meccanici, dei robot antropomorfi, delle macchine “parlanti e a seguire di tutte gli elaboratori meccanici e digitali capaci di capacità cognitive, di parola e di comprensione.

Questo comportamento sociale è frutto di un’eredità culturale, legata in gran parte a dogmi di fede, che hanno caratterizzato gran parte della storia dell’umanità, e che ha instillato nel subconscio comune la “paura” del non conosciuto e dell’alieno nel senso del “diverso dall’uomo”.

Ciò che è estraneo alla comprensione comune, (inutile ricordare che ricadono in questo campo gran parte del progressi della scienza) è sempre visto con malcelata “diffidenza”. Prendiamo ad esempio proprio la possibilità di dotare di “intelletto” un essere inanimato, quale può essere un computer, fatto di hardware e software, per imitarne le caratteristiche un organismo[1]

Nella tradizione cristiana, e quindi, giocoforza, nella nostra tradizione, il fatto di aver creato esseri senzienti è esclusivamente riservato a Dio. Nel secondo racconto genesiaco della creazione si legge: “Dio il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente”.

Di conseguenza, creare esseri meccanici in grado di assomigliare all’uomo è sempre stato fonte di meraviglia e al tempo stesso di preoccupazione. Dal punto di vista teologico, il successo dei chatbot potrebbe essere visto come la realizzazione di una prospettiva di creazione divina, in cui l’essere umano è stato creato come immagine e somiglianza di Dio.

La creazione di macchine in grado di imitare le interazioni umane è vista come la realizzazione di un aspetto dell’essere umano, ovvero la capacità di comunicare con gli altri. Il dibattito è tutto sulla possibilità di creare intelligenza artificiale che possa sviluppare una coscienza e una moralità indipendenti, e se ciò possa mettere in discussione il ruolo dell’essere umano come creatura unica e speciale.

L’intelligenza artificiale conversazionale

Quando si parla di intelligenza artificiale, l’immaginario comune che ci viene fornito dai film di fantascienza, è sempre in bilico tra l’apocalittico e il distopico. Ma l’intelligenza artificiale è qui, oggi, e la ritroviamo non solo negli oggetti iper-tecnologici, ma anche negli elettrodomestici, nei computer, nelle auto e nel nostro stesso smartphone.

Uno degli aspetti più sorprendenti legati all’intelligenza artificiale è sicuramente legato alle capacità di “comprensione” della lingua ed alla restituzione di frasi di senso compiuto. Con l’invenzione dell’elaboratore elettronico fin dal secolo scorso si sono succeduti tentativi per emulare questo tipo di comportamento legato alla comunicazione tra gli esseri umani. Questi tentativi hanno trovato forma oggi nel concetto di chatbot.

Chatbot intelligenza artificiale

Un chatbot è un programma informatico che utilizza l’intelligenza artificiale per comunicare con gli utenti attraverso una conversazione testuale o vocale. Grazie alla capacità di analizzare e interpretare il linguaggio naturale, i chatbot sono in grado di fornire informazioni, assistenza o supporto in modo autonomo, imitando il comportamento umano. L’intelligenza artificiale applicata alla conversazione rappresenta una tecnologia in continua evoluzione, che permette di creare strumenti sempre più sofisticati per migliorare l’esperienza dell’utente. I chatbot sono ormai utilizzati in diversi ambiti, come il customer service, il marketing, la vendita online, l’assistenza sanitaria e l’educazione, e sono in grado di svolgere una vasta gamma di funzioni in modo efficiente e rapido. Tuttavia, l’uso degli chatbot e dell’intelligenza artificiale applicata alla conversazione solleva anche questioni etiche e sociali, riguardanti ad esempio la privacy, la sicurezza dei dati, la discriminazione e l’impatto sui posti di lavoro.

ChatGPT

ChatGPT è la più famosa delle chatbot disponibili al grande pubblico. E’ stata testata, da più studiosi, in diversi ambiti con risultati molto “interessanti” dal punto di vista della restituzione di concetti “originali”. Per verificare il suo grado di “consapevolezza” abbiamo chiesto a chatGPT di spiegarci il suo funzionamento e questo è quello che ci ha risposto:

”ChatGPT è un modello di linguaggio generativo sviluppato da OpenAI, che utilizza l’intelligenza artificiale per interagire con gli utenti attraverso una conversazione testuale. ChatGPT è stato addestrato su un vasto corpus di testo in diverse lingue, utilizzando tecniche di apprendimento automatico avanzate, come le reti neurali artificiali. Il funzionamento di ChatGPT si basa sulla generazione di testo predittivo, ovvero sulla capacità di prevedere quale sia la risposta più probabile a una determinata domanda o affermazione dell’utente, in base al contesto e alle informazioni disponibili. In pratica, l’utente interagisce con ChatGPT digitando dei messaggi, ai quali il modello risponde con altre frasi, cercando di imitare il comportamento umano. ChatGPT è stato progettato per svolgere una vasta gamma di funzioni, come rispondere alle domande, fornire informazioni, supportare il customer service, sviluppare conversazioni intelligenti, generare testo creativo e tanto altro ancora. Tuttavia, è importante notare che ChatGPT non è in grado di comprendere il significato profondo del linguaggio naturale, ma si basa esclusivamente sulle correlazioni statistiche tra le parole e le frasi. Pertanto, la qualità delle risposte fornite da ChatGPT dipende dalla qualità dei dati di addestramento e dalla capacità dell’utente di formulare domande chiare e pertinenti.”

La questione più interessante legata al concetto di “testo predittivo”, è proprio l’algoritmo di generazione delle risposte, che prevede quelle “più plausibili” e quindi non necessariamente quelle “corrette” e quindi attinenti alla verità se per “verità” intendiamo il senso di accordo o di coerenza con un dato o una realtà oggettiva, o la proprietà di ciò che esiste in senso assoluto e non può essere falso. E’ proprio nel grado di possibilità, nelle sfumature di pensiero, che si può annidare, non tanto un pericolo imminente di “presa di potere” da parte dell’AI, così come letto e visto nei film di fantascienza (ma anche Steven Hawking ci aveva messo in guardia al riguardo), ma piuttosto la possibilità di essere “ingannati” sulla veridicità di alcune risposte date invece per “certe”.

Potenzialità future delle chat di intelligenza artificiale e possibile evoluzione

Le chat di intelligenza artificiale hanno il potenziale per avere un impatto significativo su una vasta gamma di settori e applicazioni in futuro. Alcune possibili evoluzioni e sviluppi sono riconducibili a questi macro-settori:

  • Conversazioni più naturali: le chat di intelligenza artificiale diventeranno sempre più capaci di comprendere il contesto e il tono della conversazione, oltre che il significato letterale delle parole. Ciò potrebbe rendere le interazioni con i chatbot più naturali e fluide, simili a quelle con un essere umano.
  • Apprendimento continuo: le chat di intelligenza artificiale potrebbero diventare sempre più capaci di apprendere continuamente dalle interazioni con gli utenti e migliorare di conseguenza la loro capacità di rispondere a domande e fornire assistenza.
  • Personalizzazione: le chat di intelligenza artificiale potrebbero essere utilizzate per personalizzare l’esperienza dell’utente in base alle loro esigenze, preferenze e comportamenti passati.
  • Integrazione con altre tecnologie: le chat di intelligenza artificiale potrebbero essere integrate con altre tecnologie, come l’Internet of Things (IoT), la realtà aumentata e virtuale e la blockchain, per creare soluzioni innovative e altamente personalizzate.
  • Automazione dei processi: le chat di intelligenza artificiale potrebbero essere utilizzate per automatizzare una vasta gamma di processi, dal customer service alla gestione dei dati, consentendo di risparmiare tempo e aumentare l’efficienza.

Problematiche e soluzioni

L’utilizzo delle chat di intelligenza artificiale presenta diverse problematiche, che vanno affrontate per garantire un utilizzo responsabile e sicuro di queste tecnologie. Vediamo alcune delle principali problematiche e le possibili soluzioni per affrontarle:

  • Protezione dei dati: le chat di intelligenza artificiale raccolgono e utilizzano una grande quantità di dati personali degli utenti. Pertanto, è necessario garantire la protezione dei dati e rispettare la privacy degli utenti. Le soluzioni potrebbero includere l’utilizzo di crittografia end-to-end, l’adozione di standard di sicurezza elevati e la trasparenza riguardo alla gestione dei dati.
  • Discriminazione: le chat di intelligenza artificiale possono presentare discriminazioni di genere, razza o altri fattori se addestrate su dataset che riflettono questi bias. Per risolvere questo problema, è necessario addestrare i modelli su dataset più diversificati e inclusivi e applicare metodi di de-biasing.
  • Mancanza di empatia: le chat di intelligenza artificiale non sono in grado di provare empatia come un essere umano, il che può essere un problema per alcuni tipi di interazioni. Una possibile soluzione potrebbe essere l’integrazione di elementi visivi o sonori per creare un’esperienza più coinvolgente.
  • Difficoltà di comprensione del contesto: le chat di intelligenza artificiale possono avere difficoltà a comprendere il contesto della conversazione, il che può portare a risposte errate o inadeguate. Per affrontare questo problema, i modelli potrebbero essere addestrati su dataset più ampi e utilizzare tecniche avanzate di elaborazione del linguaggio naturale.
  • Sostituzione delle persone: l’adozione di chatbot e altre tecnologie di intelligenza artificiale potrebbe portare alla sostituzione di alcuni lavori. E’ chiaro che una possibile soluzione potrebbe essere quella di utilizzare queste tecnologie per migliorare e integrare piuttosto che “sostituire”.

Concludendo, ci troviamo quindi di fronte sostanzialmente a due questioni fondamentali: una di tipo “etico” riguardante l’impatto sociale di queste forme di AI e l’altra non meno importante riguardante la “qualità” stessa dei contenuti generati. La prossima sfida sarà dare risposte convincenti a questo.

[1] Treccani “In biologia, essere vivente, animale o vegetale, dotato di una propria forma specifica, di struttura cellulare, e costituito da un insieme di organi interdipendenti e in relazione funzionale tale da renderlo capace di vivere autonomamente, cioè di conservare ed eventualmente reintegrare la propria forma, e di riprodursi: o. umano; o. animali, o. vegetali; o. unicellulari, pluricellulari”

Michele Scarpellini
DIRETTORE CREATIVO

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