17 Nov 2020 Se vuoi piacere al Web devi piacere a Google
Questo mese vi parlerò di motori di ricerca e di SEO, ovvero delle pratiche che si mettono in atto per riuscire a posizionare i siti web sui risultati organici dei motori di ricerca, in modo da aumentare la quantità e la qualità del loro traffico.
Bene, sono dieci anni che sento dire che la SEO è morta. Quindi se ancora non sapete cosa sia, forse è il momento di approfondire questa questione.
La nascita dei motori di ricerca
Prima di tutto, facciamo un po’ di ordine temporale: i motori di ricerca sono nati negli anni novanta, all’inizio erano rudimentali e farraginosi, organizzati in asettiche liste di link ai siti web esattamente come in un database ad albero. Presentavano home page piuttosto complesse ricche di contenuti di qualsiasi genere: guardandoli ora erano portali davvero trash.
La svolta avviene nel 2000 con il lancio di Google: una pagina scarna di contenuti dove l’unica possibilità operativa era l’inserimento di una parola o frase nella casella di testo preposta. Proprio come adesso.
Google è cresciuto negli anni, mantenendo un’immagine minimal ma aggiornando continuamente ed in maniera ossessiva il suo lato nascosto, ovvero i propri algoritmi di indicizzazione dei risultati. Questo, ha costretto negli anni programmatori e webdesigner a conformarsi il più possibile alle sue “aspettative”.
Si potrebbe dire che Google abbia in qualche modo plasmato l’intero web condizionando di fatto l’utilizzo di tecnologie e tecniche di visualizzazione delle pagine, software per l’editing grafico e programmi di scrittura per il web. Un motore di ricerca che ha quindi influenzato pesantemente gran parte dei nostri comportamenti come utenti del web generando un nuovo modo di approcciarsi alla fruizione delle informazioni.
Teniamo conto che poi Google si è arricchito di una serie di programmi, app e servizi che di fatto lo hanno reso il Grande Fratello dell’era contemporanea. Da un parte infatti ci aiuta a trovare la strada, ci inoltra con Gmail la nostra posta elettronica e ci organizza le videochiamate ma dall’altra ci geolocalizza, ci profila e ci offre in pasto al remarketing delle aziende.
Non esiste solo Google ovviamente. I motori di ricerca sono diversi e si trovano ovunque.
YouTube (che appartiene comunque a Google) ad esempio è il secondo motore di ricerca più utilizzato ed ha un mercato pazzesco grazie agli influencer di ogni settore.
Il terzo motore più utilizzato, nato non per essere un motore di ricerca ma un canale di vendita, è Amazon: le persone sempre più spesso lo utilizzano al posto di Google. Perché devo perdere tempo su Google se con Amazon trovo quello che cerco e lo posso anche comprare? Verità.
Facebook è un altro motore di ricerca: non funziona benissimo se non per i suoi contenuti specifici, ma è in grado di catalizzare l’attenzione di milioni di persone costantemente connesse.
Poi ovviamente esistono altri motori di ricerca più tradizionali ma che hanno minori fette di mercato: Bing della Microsoft, Baidu, il motore di ricerca cinese oppure Yandex che è il suo omologo per il mercato russo.
Ma perché allora parliamo quasi e sempre unicamente di Google?
Semplice, perché Google detiene più del 92,71% del mercato contro un 2,73% di Bing, 1,47% di Yahoo, l’1% di Baidu ed il resto diviso tra gli altri motori minori. In Italia Google arriva addirittura al 95,84%.
(Fonti: https://gs.statcounter.com/search-engine-market-share / https://gs.statcounter.com/search-engine-market-share/all/italy)
Quindi se vuoi piacere al web devi piacere a Google.
Motori di ricerca e Intelligenza artificiale
Un altro aspetto dell’impatto dei motori di ricerca sulle nostre abitudini è senza dubbio l’evoluzione della loro A.I., ovvero dell’intelligenza artificiale che li caratterizza. Interfacce sempre più user friendly e “antropomorfe”: motori di ricerca che offrono estensioni ancor più facili da utilizzare non solo grazie all’utilizzo della voce ma anche grazie a device fisici che sempre più “ci affiancano” nelle nostre ricerche.
E quindi abbiamo Google Assistant, Alexa, Cortana, Siri. Tutto questo è possibile, come detto, grazie all’intelligenza artificiale e al machine learning che progressivamente stanno rendendo gli assistenti vocali sempre più “umanizzati”.
Vero è che, per quanto possa essere semplice dialogare con uno di questi device la strada per avere un interlocutore perfetto è ancora lunga. Se avete un sistema Android, provate dire “Ok Google” ed il vostro smartphone si trasformerà in un amico digitale: provate a dirgli “raccontami una barzelletta” e rimpiangerete di essere soli con un telefono in mano.
Michele Scarpellini
DIRETTORE CREATIVO